LA ROTTURA DEL TENDINE D’ACHILLE

Il tendine d’ Achille è il più grande e robusto del nostro corpo, la sua funzione è fondamentale nella fase di propulsione della marcia ed ancor di più nella corsa.

La sua rottura è un evento particolarmente invalidante che colpisce con maggior frequenza il sesso maschile tra i 25 e 50 anni ed in tre casi su quattro di colpisce un soggetto che pratica sport. Gli sport più a rischio sono quelli che prevedono la corsa, i balzi e gli scatti, come il jogging, il tennis, il calcio ed il calcetto.

La diagnosi si basa sulla valutazione anamnestica, il dolore è improvviso con rumore di “schiocco” alla regione posteriore della gamba con dolore e debolezza all’ arto colpito, in particolare della flessione plantare del piede ed impossibilità a mantenere la posizione monopodalica. La valutazione clinica evidenzia un’ ecchimosi alla regione achillea e calcaneare ed un’ interruzione della continuità del tendine. La pressione dei muscoli posteriori della gamba non provoca come avviene normalmente la flessione plantare della caviglia. La lesione viene documentata con l’ esame ecografico e/o RMN che ci permettono di evidenziare  l’ estensione dell’ area di lesione e della degenerazione tendinea circostante.

Il trattamento dipende dall’ età del paziente, dalle richieste funzionali e  dalle condizioni di salute.

  • Nel soggetto anziano e/o con problemi di salute è consigliato il trattamento conservativo, che consiste nella immobilizzazione della gamba e del piede con caviglia flessa plantarmente di circa 20° in un gesso o di un tutore per circa sessanta giorni.
  • Nel soggetto giovane-adulto attivo è indicato il trattamento chirurgico di sutura dei monconi tendinei, che può essere effettuato con tecnica chirurgica aperta tradizionale o con tecnica mini-invasiva tramite delle mini-incisioni, poi la gamba ed il piede vengono immobilizzati con un tutore per due mesi, dopo il primo mese è concesso il carico e la mobilizzazione attiva della caviglia. Il  trattamento chirurgico offre rispetto al trattamento conservativo un minore rischio di ri-rottura tendinea ed una maggior forza della flessione plantare del piede. Il trattamento chirurgico con mini-incisioni riduce il rischio di sofferenza cutanea.